Ricordati… – Evviva il pilota – Libri non terminati

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Desidero scrivere delle banalità per contraddire il mio post precedente e dare prova di grande incoerenza intellettuale.

Volevo con quel post anche dare prova della mia capacità di lamentarmi, che qui in Italia è un po’ lo sport nazionale.
E io non voglio essere da meno ai miei compatrioti, al punto che quando il barcone Ryanair atterra io mi spello le mani ad applaudire il pilota, eludendo ogni spinta all’essere almeno un po’ internescional.

Riguardo l’incoerenza poi, io non ho finito una marea di libri.
Dopo un po’ non sono più lo stesso uomo che aveva ritenuto di iniziare quel libro.
(oltreché comprarlo, perché io possiedo molta più carta stampata di quanta non riuscirei a leggerne in un’era geologica)
Che volete, mi rigenero, sono in continuo movimento come l’intestino crasso e il suo contenuto.
Normalmente nel giro di due giorni cambio idea sull’opportunità di investire risorse intellettuali in quella lettura.
Perché dovrei continuare Les Misérables quando l’annuario di suor Germana mi ammicca invitante dalla libreria?
E perché continuare a leggere in generale se suor Germana IN PERSONA mi ammicca invitante?
Il punto è che ci vuole coerenza e determinazione per portare un libro alla fine.
Il piacere
di Gabrielone D’Annunzio (che fa in realtà si chiamava Gabriele Rapagnetta) ha uno splendido primo capitolo; altro non saprei dirvi.
La verità è che gli autori che proprio mi hanno incollato il naso alle pagine non sono poi molti. E pochi di questi sono nelle storie della letteratura che studiamo correntemente.

Anche in questo post volevo parlare d’altro, ma non ho abbastanza coerenza per farlo.
Ah sì, volevo parlare del tempo.
Non credo di aver perso molto tempo nella mia vita.
Ok, si poteva stare un po’ meno su facebook a guardare quanto gli altri si divertissero alle feste mentre io ero appunto, su facebook.
Potevo anche essere più svelto in generale.
Io a Verona giro in bicicletta non perché sono ecologico, ma semplicemente perché la bicicletta è il mezzo che ti permette di prenderlo all’ora che vuoi tu. Gli autobus li perdo sempre. Sono lento a lavarmi i denti e poi penso alle farfalle.
Potevo essere più organizzato. Meno in ritardo. Potevo perdere meno tempo a girare per casa respirando con la bocca aperta e lo sguardo perduto. Potevo vivere meno last minute. Molti miei lavori scolastico-universitari avrebbero potuto essere decisamente migliori se non li avessi iniziati la sera prima.
Di tutto questo un po’ mi dispiace (pas trop). Mi dispiace per la gente che ho fatto aspettare mentre ero in ritardo.

Poi per carità, bisogna anche dire che Kandinsky su “L’arte contemporanea” di R. Barilli, proprio lo non si può studiare di mattina col sole che sorge e gli uccellini che cantano.
Non sarò certo io a dire che la notte porta consiglio e ispirazione in maniera privilegiata.
Anche in questo momento dovrei scrivere un dossier sulla grafia francese del XVI secolo invece di scrivere su WordPress.

Concludendo: il tempo perduto che veramente rimpiango è di tre tipi.
1- Il tempo che ho passato convinto di avere ragione su non importa quale faccenda.
2- Il tempo che ho passato a pensare di essere integerrimo, a differenza degli altri.
3- Il tempo che ho passato a desiderare di non essere a Verona
(perdendomi Piazza Dante desiderando di essere in Trafalgar Square)

C’è gente che sul tempo perduto riesce a scrivere tomi su tomi cambiando guardacaso la storia della letteratura mondiale;
io mi fermo qui, che è meglio.
Ah sì, La recherce di Marcellino Proust ovviamente non l’ho mai finito.

Mentre scrivo c’è Antonio Albanese su la7 che dice “Sogno un’Italia dove un giovane possa aprire un’impresa in mezza giornata”. Lo spero, perché questa frase cade proprio a fagiuolo: forse ho l’idea giusta su che cavolo fare nella vita. (abbandonando a malincuore l’idea di poter lavorare in questa maledetta istruzione pubblica)

E ora torniamo al dossier.
à bientot.
(La o con l’accento cinrconflesso non la trovo)

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